Italia è Cultura: Relazione introduttiva del Presidente Valdo Spini
III Conferenza nazionale dell’Aici “Italia è cultura” “Gli Istituti culturali nella società della conoscenza e dell’informazione.”
(11/XI/2016)
Si apre oggi qui a Lucca, la nostra terza Conferenza Nazionale “Italia è cultura”.
Come Aici, teniamo a ringraziare il Mibact con cui l’abbiamo organizzata, in particolare la Direzione Generale delle Biblioteche e degli Istituti Culturali e la Regione Toscana che ha dato il suo supporto. Ma non saremmo qui senza il sostegno generoso della Fondazione Banca del Monte di Lucca e quello del Comune di Lucca che ha messo a disposizione la bella sede del Real Collegio. Ringraziamo inoltrela Biblioteca statale di Lucca che ci ospiterà in qualificati eventi culturali e tutti coloro che in questa splendida città ci hanno dato una mano per la riuscita della nostra manifestazione.
Ringrazio per la loro presenza la Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo on. le Silvia Costa, la dr.ssa Rossana Rummo Direttore generale del Mibact per le Biblioteche e gli Istituti Culturali.
Lucca è una sede ideale per una riunione di questo genere non solo per il suo splendido passato ma altresì per il suo vivace e impegnato presente in tutti i campi della cultura. Ne sono particolarmente lieto, se mi è permesso un ricordo personale, anche per avere anni addietro, rappresentato questo territorio in Parlamento.
Vogliamo subito mandare un pensiero di solidarietà e di attenzione alle popolazioni che hanno subito i recenti terremoti e che sono state colpite nelle persone, negli affetti, negli averi e nei beni culturali simbolo e momenti di identità dei loro territori. Ciascuno di noi, nell’ambito delle sue possibilità e responsabilità non dovrà dimenticarli.
L’art.9 della Costituzione sancisce “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”.
Noi intendiamo muoverci pienamente in tale ambito e dare il nostro contributo per lo sviluppo della cultura. Perché vogliamo irrobustire il tessuto culturale del paese, sviluppando la nostra azione sia singolarmente, sia presentando la nostra realtà nel suo complesso, fondazioni grandi e piccole, dedite alla coltivazione di vari settori culturali, dislocate in tutto il territorio nazionale. Fondazioni e istituti i nostri, attorno a cui si raccolgono importanti e qualificati nuclei di volontariato culturale.
Costituzione, cultura, libertà, democrazia sono i nostri quattro termini di riferimento.
Leggevo che in Francia una rivista di larga diffusione, “Telerama”, ha lanciato in questi giorni i suoi Stati Generali della cultura di quel paese con queste parole: “Abbiamo più che mai bisogno della cultura. In una società in crisi, essa è l’ultimo cemento, il legame con gli altri, il luogo in cui inventare, immaginare, sognare…”. Sono parole che hanno in realtà un significato europeo e non solo. Possono investire molte altre realtà del nostro mondo. In tal senso vogliamo dispiegare la nostra attività ed offrirne i risultati alla società italiana. Consideriamo la cultura come momento fondamentale o di coesione sociale.
Molte delle nostre Fondazioni o Istituti sono partite dal proposito di non disperdere ma al contrario valorizzare un patrimonio storico-documentaristico legato a determinati personaggi o a filoni ideali e politico-culturali. Mettere in luce criticamente le nostre radici, è un obiettivo molto importante nell’attuale situazione italiana. Collocare correttamente il nostro passato per capire meglio il nostro presente e progettare più consapevolmente il nostro futuro. Ma sappiamo molto bene che dobbiamo proiettare questa valorizzazione nella problematica del mondo attuale caratterizzato dallo sviluppo del processo di globalizzazione e dalla società liquida (Bauman) a cui ha dato luogo. Questo processo, affermatosi, insieme alle sue contraddizioni, nel campo dell’economia, ci ha messo direttamente a confronto col fenomeno delle migrazioni e ha profondamente influenzato i termini della comunicazione culturale. Quest’ultima dovrebbe costituire la base di un dialogo produttivo di convivenza e di pace ma proprio le profonde contraddizioni inerenti al processo di globalizzazione hanno provocato reazioni di chiusura e di intolleranza che la cultura stessa deve saper affrontare in un mondo sempre più complicato.
Intendiamo, come Aici, costituire un soggetto collettivo che vuole muoversi in questo campo.
Siamo, com’è noto una realtà associativa di più di cento tra fondazioni e istituti culturali, ovviamente non pubblici, che ci sostengono con le loro quote. Proprio nell’assemblea di ieri, altre quattro si sono unite a noi, la Fondazione De Gasperi di Trento, l’Istituto Orlando di Bologna e, fatto che ci fa particolarmente piacere, due istituzioni lucchesi, l’Accademia lucchese di Scienze, Lettere ed Arti e la Fondazione intitolata a Carlo Ludovico Ragghianti e a sua moglie Licia.
Riteniamo quindi di costituire con la nostra stessa realtà un grande fatto democratico di partecipazione e di volontariato culturale, importante per il tessuto connettivo del nostro paese, sviluppando la nostra volontà di condivisione delle esperienze culturali.
Abbiamo deciso di iniziare una serie di Conferenza Nazionali, a cadenza annuale, al duplice scopo di farci conoscere meglio all’esterno e migliorarci all’interno, nella condivisione e nel confronto di esperienze e nel dibattito delle idee. Abbiamo cominciato dal Nord, poi siamo andati al Sud e ora siamo al centro del nostro paese.
Nella nostra prima conferenza, a Torino nel 2014, eravamo all’insegna dell’emergenza. I contributi pubblici in picchiata, le nostre fondazioni e i nostri istituti in gravissime difficoltà nelle generali difficoltà economiche e finanziarie del paese e conseguentemente, il patrimonio storico che gestiscono e rappresentano in un vero e proprio pericolo di sussistenza. Credo che la nostra riunione, per quantità e qualità delle presenze e del dibattito, abbia rappresentato un efficace antidoto contro questa minaccia, una dimostrazione che una presentazione al paese della nostra realtà complessivamente considerata giovava alla nostra causa, ci avvicinava all’opinione pubblica e alla sua attenzione.
La seconda conferenza, a Conversano (Bari), registrava un’inversione di tendenza nei contributi deliberati anche se non ancora in quelli concretamente corrisposti.
La terza conferenza, quella che inizia oggi a Lucca, può considerare già un’altra realtà, in particolare proprio per quanto riguarda il Mibact. La svolta annunziataci dal Ministro Franceschini nell’incontro che avemmo nell’ottobre 2015, vi è stata: in particolare, per quanto riguarda la tabella triennale, art.1, legge 534/1996, si è passati da euro 5.685.000,00 per il 2015 a euro 9.685.000,00 per il 2016, con un incremento di euro 4.000.000,00 equivalente al 70,36%. Per quanto riguarda i contributi annuali ex art. 8 si è passati da 427.519,00 euro del 2015 a 3.030.519,00 euro del 2016, con un incremento di 2.603.519,00, pari al 708,86%.
Credo dunque che si possa affermare che si è invertita quella tendenza che ci aveva portato a Torino nel 2014 a dubitare del futuro delle nostre Fondazioni e Istituti e che oggi invece ci autorizza a sperare nello sviluppo delle loro attività.
I contributi della Tabella triennale 2016-2018 sono andati in pagamento nel mese di febbraio.
Per i contributi annuali, di cui all’art. 8, approvato in agosto il piano di ripartizione e dopo i previsti adempimenti, nel mese di ottobre, sono state effettivamente erogate le somme assegnate.
Ne ringraziamo vivamente la direzione generale competente, quella delle biblioteche e degli istituti culturali, qui presente in forze al suo più alto livello, e con i suoi funzionari con cui collaboriamo strettamente.
Per quanto riguarda il MIUR, vi è stato un lieve aumento (dai 2.900.000 circa della tabella 2011-2014 ai circa ai 3 milioni del 2014-2016 con un aumento percentuale dello 0,3%. (D:M: del 23 ottobre 2014). Il problema in questo caso sta nel ritardo delle procedure inerenti ai contributi del MIUR stesso rispetto al periodo considerato nella tabella. Quanto ai criteri, il MIUR ha deciso di dare contributi più alti a un numero di Fondazioni e di istituti molto più ristretto del passato. Naturalmente tale decisione può essere vista favorevolmente o sfavorevolmente a seconda della posizione in cui i vari istituti si sono venuti a trovare. Rimane il fatto che Istituti e Fondazioni che avevano ricevuto contributi nel triennio 2011-2014, hanno saputo solo all’inizio del 2016 che magari non avrebbero più ricevuto questi stessi contributi con conseguenze certamente negative sulle loro programmazioni.
Aldilà di questo, noi saremmo ben lieti proprio come Aici di definire con il Ministero guidato dalla sen. Stefania Giannini, una convenzione che permetta una collaborazione tra scuole e università e tutto il mondo delle Fondazioni e degli istituti culturali in particolare nella conoscenza o nella riscoperta delle radici culturali del paese.
Altri contributi pubblici da menzionare sono quelli del Ministero degli Affari Esteri per gli enti internazionalistici, e quelli delle singole regioni, che sommati tutti insieme, probabilmente competono con quelli dei ministeri.
Ora il problema è riuscire a ridare organicità ad un settore oggetto di troppe disposizioni settoriali e dargli dei criteri effettivamente trasparenti ed efficienti, in linea con i nuovi criteri di valutazione elaborati dalla dottrina in materia.
Rimangono, infatti, in piedi tutte le esigenze di un riordino generale dei criteri di assegnazione, della creazione di una vera e propria anagrafe dei contributi pubblici sia nazionali che regionali, che noi richiediamo urgentemente e che la stessa realtà impone, ma ne possiamo discutere in modo diverso da quello di due anni addietro. Siamo naturalmente disponibili ad ogni collaborazione. In seno all’Aici si è costituito un gruppo di lavoro che è assolutamente a disposizione.
Abbiamo qui anche il coordinatore degli assessori alla cultura nell’ambito della conferenza stato-regioni, l’assessore del Friuli-Venezia Giulia, Gianni Torrenti, avremo domani l’assessore alla cultura della Regione Toscana, la vicepresidente Monica Barni. Anche con la conferenza stato-regioni potremmo definire un protocollo di intesa per una reciproca informazione e collaborazione.
Ma siamo ben consapevoli che per sostenere l’attività dei nostri istituti non ci si può rivolgere solo al pubblico. Chi è interessato allo sviluppo dell’attività delle Fondazioni e degli istituti culturali deve contribuire alla loro vita. È quindi giusto che si sviluppi l’associazione e il sostegno delle cittadine e dei cittadini alle istituzioni culturali del nostro paese.
C’è un istituto importante per incentivare il mecenatismo dei cittadini nel campo dei beni culturali, l’Art Bonus, istituito dal Ministro Franceschini. Esso peraltro non ci riguarda direttamente, anche se la nostra richiesta è di allargarne la portata in modo da comprendere talune delle nostre attività collegate alla conservazione di beni culturali.
Ci riguarda invece l’istituto del 5 per mille, forse non abbastanza conosciuto e la cui conoscenza dobbiamo diffondere e incentivare.
Da quest’anno il due per mille può essere destinato anche alle istituzioni culturali.La scelta del contribuente non è assolutamente alternativa a quella del 5 per mille, ossia può indicare tutte e due le voci. È bene precisare tuttavia che per ognuna delle due voci è possibile indicare solo un unico beneficiario.
Contributi delle imprese
Le erogazioni liberali destinate ai beni culturali e allo spettacolo ai sensi dell’art. 100, comma 2, lettera m), del D.P.R. 917/1986. (T.U.I.R.). sono pure possibili e vanno adeguatamente incentivate e incoraggiate.
Nuovi strumenti di raccolta di fondi (o, come comunemente si dice, di fund raising) si sono positivamente affermati, pensiamo ad esempio al crowd funding che può aprire nuove prospettive.
Ecco perché all’argomento del finanziamento delle nostre Istituzioni culturali dedicheremo uno dei workshop, con esperti estremamente qualificati e le sue conclusioni saranno oggetto di iniziative nei confronti delle autorità competenti.
Un altro tema di rilevanza non solo economica, ma altresì sociale è quello dell’occupazione, in particolare dei soggetti più giovani cui la nostra attività può dare luogo. La tipologia contrattuale attuale è sufficiente per incentivare questa forma di occupazione? Il contratto del commercio è veramente la forma più idonea di inquadramento? Anche a queste domande cercherà di dare una risposta un apposito workshop per cominciare ad elaborare proposte da inoltrare alle sedi competenti.
“La cultura si mangia ed ha anche un buon sapore”, mi capitò di dire in risposta ad una frase pesantemente svalutativa nei confronti delle attività culturali dal punto di vista economico e sociale.
Ma l’Aici, non è solo un’associazione delle singole Fondazioni e Istituzioni culturali: essa stessa costituisce un soggetto culturale.
Lo siamo statiquando un ampio numero dei nostri soci ha lavorato ad un progetto comune europeo perilcentenario della Prima Guerra Mondiale. Pur non riuscendo a vincere, il nostro progetto è risultato ammissibile e questo gli ha valso il rimborso spese della regione Lazio, rimborso che i soci che lo desiderino potranno utilizzare per seminari e iniziative culturali pure comuni. Lo siamo statianche con le nostre iniziative editoriali, pubblicando gli atti della Conferenza di Torino, (“Italia è cultura. Gli istituti culturali per lo sviluppo del Paese” a cura di Matteo D’Ambrosio, Roma, Viella 2015) e, tra breve, quelli della conferenza di Conversano. Naturalmente faremo altrettanto per questa conferenza di Lucca.
Ricordo anche “Una e plurale, l’Italia della cultura”, pubblicata postuma a cura della nostra cara e compianta Lucia Zannino (Roma, Viella 2013) e “Italia-Europa. Per una nuova politica della cultura” a cura di Gabriella Nisticò (che pure ha rivestito il ruolo di segretario dell’Aici) (Roma Viella 2014).
Abbiamo un sito www.aici.it in cui già ora collochiamo gli annunzi delle nostre attività e di quelle dei nostri soci che lo desiderano. Ci piacerebbe che diventasse qualcosa di più: un elemento di facilitazione dello studio e della ricerca su quanto facciamo nonché uno spazio prezioso di dibattito.
È attivo anche un Facebook Aici e studieremo altre possibilità di diffusione di quanto facciamo.
Ma intendiamo portare avanti questo ruolo di soggetto culturale dell’Aici proprio all’insegna del sottotitolo della nostra conferenza: “Gli istituti culturali nella società della conoscenza e della informazione”.
Salutiamo la presenza alla nostra Conferenza del direttore di Rai Storia, Giuseppe Giannotti. La collaborazione con il servizio pubblico televisivo credo che sia importantissima per le nostre attività , così come in generale con la televisione in genere e saluto qui l’attenzione delle emittenti dell’
Per molte delle nostre istituzioni, a parte la cura del patrimonio bibliotecario e archivistico, un lavoro fondamentale è quello dei convegni e delle loro restituzioni cartacee., magari collegate opportunamente anche a mostre. E quando queste iniziative erano riuscite, e avevano ottenuto attenzione dai media spesso si era così in grado di esercitare un’influenza sull’opinione pubblica attraverso i partecipanti ai convegni stessi e ai lettori degli atti in forma cartacea. Ora, a parte che anche il patrimonio documentario andrebbe digitalizzato in forma organica e coordinata, oggi anche le stesse iniziative in campo convegnistico e seminariale, o vanno anche in rete e sono ivi disponibili ed accessibili, o difficilmente riescono ad esercitare un ruolo di influenza nell’opinione pubblica paragonabile a quello del passato. Lo stesso vale per le riviste di cultura, per quelle fondazioni o istituzioni che ne hanno una.
(In ogni caso credo che sarà apprezzata l’iniziativa qui realizzata di predisporre uno spazio vendite per le pubblicazioni e le riviste delle nostre fondazioni e dei nostri istituti.)
Quello dell’impatto con l’innovazione tecnologica nel campo dell’informatica è uno dei temi al centro del nostro dibattito che vogliamo impostare sul concetto di considerare la rete come opportunità e non come minaccia per le nostre attività.
Vorrei anche segnalare che abbiamo cominciato a porre il problema dell’integrazione culturale dei giovani immigranti di seconda generazione, con una specifica relazione in proposito della prof.ssa Leila El Houssi, anche se siamo consapevoli di quanto il problema sia complesso e multiforme e meriterebbe un’attenzione specifica che potremo ipotizzare per il prossimo anno.
Ma soprattutto, vogliamo riproporre ad elementi più giovani le nostre attività culturali. In questo senso con la Regione Toscana e con l’assessorato diretto dalla prof.ssa Monica Barni, abbiamo definito borse di partecipazione per la formazione di giovani manager della cultura sotto i trentacinque anni. Siamo molto contenti di averli qui con noi in questa assemblea. Lo scopo è evidente: allargare la nostra platea ai giovani, assicurare una continuità nel tempo alle nostre Fondazioni e ai nostri istituti.
Il tema fa parte di quello più generale, del resto sopra riportato, della nostra attività come occasione di occupazione qualificata per i giovani.
Ma non c’ è solo il tema della rete a costituire un ineludibile momento di rinnovamento. C’è anche quello della proiezione in campo europeo e dell’internazionalizzazione delle nostre attività. L’italiano non è una lingua parlata come altre che si riferiscono a popolazioni molto più consistenti, numericamente e economicamente, ma è comunque una lingua molto studiata. Probabilmente la quarta lingua studiata al mondo. E anche in questa potenzialità dobbiamo inserirci. Ed è per questo che abbiamo anche su questo tema un apposito workshop. Ho già accennato allo sforzo che talune delle nostre Fondazioni hanno compiuto presentando insieme un progetto europeo. Non c’è dubbio che quella è una strada da percorrere, e che potrebbe dare alle nostre fondazioni nuove, importanti. possibilità. Voglio richiamare qui ancora il senso della presenza della on. le Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, una presenza gradita che apprezziamo veramente molto.
È quindi all’insegna di un profondo rinnovamento che poniamo i lavori di questa terza conferenza nazionale dell’Associazione delle Istituzioni Culturali italiane. In quanto la cultura, se è collegamento con il nostro passato, è anche e soprattutto la matrice dell’innovazione e del progresso.”
E tuttavia il tema è ancora più ampio. «La cultura rende liberi», ama dire il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ringraziamo per averci concesso il suo Alto Patronato, a sua volta ispirandosi ad Epitteto, un filosofo greco del I secolo che visse per molti anni a Roma. Ed è una grande verità.
E questo proprio perché, consentitemi di citare George Orwell, “Parlare di libertà non ha senso se non a condizione che ci sia la libertà di dire alla gente quello che non ha voglia di sentirsi dire. “
È quindi, all’insegna della riaffermazione di questi grandi princìpi che vogliamo svolgere la nostra conferenza delle istituzioni culturali italiane, consapevoli che proprio l’intolleranza e il fanatismo siano nemici della cultura e come al contrario questa possa essere veicolo di dialogo e di comprensione.